lunedì 11 aprile 2016

La Vita Secondo il Pera: Prima Parte

Di Michael Perini

Ciao a tutti, mi chiamo Michael e questa è la storia della mia vita. Nacqui il 7 agosto del 1990 con un parto cesareo perché il cordone ombelicale mi si era attorcigliato attorno al collo. Appena venuto al mondo mia madre Stefania disse a mio padre di volermi chiamare Michael dato che all’epoca era un nome molto poco diffuso e, anche se inizialmente contrario, alla fine accondiscese la decisione di mia madre. E così venni alla luce con il nome Michael Perini. Anni dopo fui soprannominato “Pera Livorno” ma a questo arriveremo successivamente. Andiamo per gradi; il 1991 fu un anno di conflitti ed incomprensioni tra mio padre e mia madre, così, proprio insieme a lei, venni portato a Venezia Mestre dove abitavano la mia nonna Francesca e il suo secondo marito, nonno Gianni Vincenzo Scaglianti, che mi ha voluto bene come un nipote vero. Come tutti i nonni che amano i propri nipoti anche i miei presero l’abitudine di viziarmi un po’ e di darmele tutte vinte; mi facevano guardare i cartoni animati come la Pantera Rosa, Wile E. Coyote e Topo Gigio e mi preparavano sempre i piatti di cui ero ghiotto come la mia amata pasta e fagioli, le creme veneziane, la cotoletta alla milanese, la crema di marroni o il latte condensato. Quegli anni furono gioiosi e spensierati ed ogni ricordo mi porta alla bocca un gran sorriso: un febbraio andammo tutti quanti al carnevale di Venezia in Piazza San Marco ed io ero vestito da cucciolo di dalmata. Conservo ancora le foto di quel giorno in cui stetti tutto il tempo in collo a mia madre.
Qualche tempo dopo ci raggiunsero a Venezia anche mio padre e la mia nonna Maria. Lei stravedeva per me e mi era molto affezionata, così, quando tornai a Livorno, mi voleva sempre con sé. A quel tempo quindi era presente anche mio padre e a tal proposito vorrei farvi sorridere raccontandovi un episodio buffo il cui pensiero mi fa venire la nausea ancora oggi: avevo due o tre anni e quando per la prima volta vidi mio padre con una sigaretta pensai “se la fuma di certo sarà anche buona da mangiare”, così non feci discorsi e non appena mio padre la lasciò nel posacenere la afferrai e me la misi in bocca. Mio padre me la tolse immediatamente dalla gola ed io vomitai tutto, che spavento feci prendere quel giorno a tutta la mia famiglia! Nel 1994 iniziai ad andare all'asilo delle suore e con me c'era mio cugino, nipote di mio padre. Una delle suore di chiamava Suor Bruna, ma io la soprannominai “la malefica” perché era manesca e maltrattava i bambini. Quando i nostri genitori si accorsero dei maltrattamenti non tardarono a portarci via e fummo trasferiti: io andai all’asilo di Montenero mentre mio cugino in un altro asilo. Dopo l’asilo iniziai a frequentare le scuole elementari Gramsci e durante il carnevale del 1995 mi mascherai da Michael Schumacher con tanto di macchina a pedali della Formula Uno! Quel travestimento fece sì che per tutto l’anno successivo sia i miei compagni di scuola che gli insegnanti mi chiamassero “Schumacher”; una volta addirittura una delle maestre mi disse: “Schumacher, ripassa l’alfabeto, oh ciuo!”. Qui alle scuole Gramsci però le maestre non mi consideravano un bambino come tutti gli altri e consigliarono a mia madre di portarmi alla Stella Maris. Lì fui visitato ma con molta scortesia ci fu detto che eravamo andati lì soltanto a perdere tempo.
Finito l’anno io, mio padre e mia madre ci trasferimmo nel quartiere Corea e così fui costretto nuovamente a cambiare scuola. Iniziai ad andare alle Modigliani, ma lì se non altro incontrai una ragazzina a cui scrissi alcune lettere d’amore che, aimè, furono respinte. I guai arrivarono nel 1997, in quell’anno frequentavo una colonia per bambini, un’associazione che dietro ad una facciata di bontà e compassione nascondeva atti di maltrattamento nei confronti dei ragazzi. Un'estate questa associazione ci portò in campagna e lì vissi vere e proprie esperienze da film horror. Fortunatamente dopo quegli episodi le mie nonne riuscirono a portarmi via da quel postaccio e in fretta avvisarono i carabinieri. Fui riportato a casa ma non riuscivo a dire la verità perché tutti quei maltrattamenti mi avevano davvero traumatizzato e spaventato. Ringrazio ancora la mia buona stella che ha fatto sì che i miei parenti si accorgessero per tempo che qualcosa non andava.
Nel 1998, mentre frequentavo la terza elementare, io mi misi insieme ad una ragazzina di nome Sara ma questa “relazione” durò solo poco tempo; non ricordo neanche chi sia stato a lasciare chi. Un anno dopo il mio povero nonno Giovanni morì e mia nonna Maria visse un periodo davvero difficile. In quello stesso anno i miei genitori si lasciarono senza divorzio. Il 2000 fu un anno pesante anche per me perché, finita la scuola, sia io che i miei compagni fummo costretti a salutarci nonostante fossimo molto legati gli uni agli altri. Come se non bastasse mia madre iniziò a frequentare un uomo di cinquant’anni di nome Giovanni. Lui non solo si rivelò una persone cattiva, egoista, arrogante e prepotente, ma si azzardò anche a picchiarmi. Una volta, di fronte a certi comportamenti, non potei evitare di reagire e lo colpii con una pedata così scappai e mi rifugiai da mia nonna. Giovanni minacciò con durezza me e mia nonna di chiamare i carabinieri, ma alla fine mia nonna e mio padre furono più duri e tenaci di lui. Mio padre cercò di tranquillizzarmi e mi portò con lui a guardare i cartoni animati. In quel periodo mia madre non aveva molto la testa a posto e per alcuni mesi non la vidi, dato che a lei non importava molto del fatto che Giovanni mi potesse mettere le mani addosso. Quando però venne a sapere che lui la tradiva lo lasciò definitivamente. Oggi nel 2016 è decisamente migliorata e le voglio molto bene. 

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