Di Giuseppe D’Agostino
Quando iniziai a frequentare l’Associazione Mediterraneo,
nel 2012, ebbi modo di sperimentare sin da subito la validità del gruppo di
auto mutuo aiuto. Nel mio viaggio in Norvegia ho confrontato la nostra
esperienza con quella di LinkOslo per ricavarne alcune conclusioni. Comincio
col dire che l’efficienza del welfare di questo civilissimo paese del nord
Europa balza subito agli occhi. Lo stato offre una rete estesa di servizi per
ogni categoria di persone e il lavoro è garantito alla quasi totalità della
popolazione. Ma su alcuni dati ho riscontrato degli aspetti metodologici che si
discostano dalla nostra cultura. Mi riferisco alla loro applicazione del
concetto di auto mutuo aiuto, inteso come esperienza non limitata al mondo
della salute mentale ma allargata ad altre realtà (come l’alcolismo, l’obesità,
la delinquenza) e proposta all’interessato solo se il suo percorso
riabilitativo ha raggiunto un livello eccellente. In Italia la coabitazione tra
forme di patologie gravi e approcci non terapeutici di gruppo si è dimostrata
praticabile e, secondo il mio punto di vista, aiuta a stemperare alcuni disagi
emotivi e relazionali. Una frase pronunciata dalla nostra accompagnatrice Trine
a margine degli interventi tenuti a Link, il venerdì 24 gennaio, spiega più di
tante elucubrazioni la mentalità anglosassone: “In Norvegia non ci sono
problemi, esistono solo sfide”. Considerazione legittima, senz’altro, ma che
esclude molti soggetti che vivono un disagio psichico e non possono affrontare,
a causa della loro malattia, delle prestazioni il cui raggiungimento è spesso
inadeguato alle forze del momento presente.
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