mercoledì 30 marzo 2022

L'amico

Mi sto chiedendo ormai da diversi anni, se le persone accanto a te, sono veramente amici o semplici conoscenti.
Chi è la persona che si dice amico tuo e che nel momento del bisogno si prende cura di te, del tuo dolore, del tuo smarrimento della ragione e dell'anima?
Quanti si possono chiamare amici, amici veri, che non fanno qualcosa per te solo per scaricarsi la coscienza, ma lo fanno perché vedono in te il fratello che si è perso e che non trova più la strada di una casa che non ha più?
Mi guardo intorno e vedo solo tanta ipocrisia, tanto menefreghismo.
Ci prendiamo apparentemente cura di persone lontane che non abbiamo mai visto né conosciuto, ma che ci sentiamo tanto legati a loro, che non vediamo la persona che ti passa accanto con la testa bassa perché tu non possa vedere la tristezza che ha dentro i suoi occhi, silenziosa, curva su se stesso perché un giorno ha sbagliato e si è perso.
Perché sa che lo stigma che porta sulle spalle lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni, che è come un marchio sulla sua pelle che non va più via, perché vive nella paura che un giorno qualcuno lo riconosca di fronte a tutti e sia costretto a scappare e a nascondersi di nuovo da tutto e da tutti.
L'amico è quello che vede nell'altra persona se stesso, che non ti giudica per il tuo errore, quello che pensa che poteva succedergli anche a lui la stessa cosa, quello che non ti telefona o messaggia ogni due, tre settimane e ti chiede come stai.
Lo sai come sto, non me lo devi chiedere, quello che in fondo cerca nell'amico è una persona che ti ascolti, perché lui è diventato come un gatto di strada, diffidente, che soffia solo perché ha paura della solitudine, della cattiveria, del giudizio altrui, perché nessuno si è mai fermato a chiedergli, cosa ti è successo?
E non ti ha girato le spalle.
L'amico è come uno scudo e una spada, è una presenza reale, tangibile, che lo puoi abbracciare e sentirlo fisicamente, perché di questo hai bisogno ora, di una presenza fisica, tangibile, di una voce che ti parli o che ti ascolti mentre gli parli.
L'amico non ti dice prega questo o quello, perché sa che hai perso la speranza e il tuo Dio dentro di te, che vivi alla giornata con fatica e che se hai bisogno interviene.
Perché sa che tu sei stato più fortunato di lui, che hai avuto una buona educazione, una buona famiglia, che nel fiume che è la vita, non sei mai stato sbalzato fuori dal canotto annaspando nell'acqua.
Ma in fondo mi chiedo se è solo la mia solitudine che mi fa scrivere queste cose o la voglia che hai nell'anima di gridare agli altri il tuo dolore, perché sai che potrai dare tutto il bene che hai dentro di te a chi incontri, ma non ti sarà mai perdonato se un giorno hai sbagliato e ti sei perso e lasciato solo dalle persone in cui credevi.
E questo stigma, velatamente o no, volutamente o no, te lo faranno ricordare sempre, qualsiasi cosa di buono che tu farai al prossimo, il marchio rimarrà per sempre.

Alfredo

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