lunedì 8 giugno 2015

Da Kristiansand all'Isola d'Elba: un viaggio per riscoprire se stessi

Intervista al gruppo di ragazzi di Kristiansand
A cura di Enrico Longarini

Quella che abbiamo vissuto è stata l’inizio della nostra collaborazione con l’Associazione Mediterraneo e siamo felici di aver avuto modo di condividere questa esperienza con voi: quello che segue è un breve resoconto della nostra avventura. Tutti i componenti del gruppo che hanno partecipato al progetto sono kayakers originari di Kristiansand in Norvegia. Visto dall’esterno, il nostro paese appare forte a causa del petrolio e una nazione di persone fortunate, purtroppo però l’apparenza inganna e vivere qua non è così facile come sembra; dato che il successo individuale è molto diffuso e facilmente raggiungibile chi ha dei problemi e non riesce a raggiungerlo rischia seriamente di essere emarginato. All’interno del nostro gruppo ognuno di noi ha alle spalle una propria ed unica esperienza personale, ma nonostante tutte le differenze che possono separarci tutti noi siamo legati da uno scopo comune: quello di riuscire a trovare noi stessi nel viaggio. Questa esperienza si è rivelata una sfida a più livelli, ad esempio sotto l’aspetto delle differenze culturali e dei modi di vivere: abbiamo potuto notare come gli italiani che abbiamo incontrato fossero molto preoccupati delle condizioni atmosferiche quali vento e pioggia, mentre dal canto nostro ci impensierivano di più alcune notizie che attestavano la presenza di alcuni squali attorno all’isola e l’eventuale mancanza di igiene a cui saremmo dovuti andare incontro. Vivere in un luogo molto stretto come la barca e dormire all’aperto in tenda si sono rivelate sfide del tutto nuove per il nostro piccolo gruppo, ciononostante queste esperienze hanno avuto il grande merito di contribuire a rinsaldare i legami che univano ciascuno di noi all’altro. Lo stare insieme e a così stretto contatto ha inoltre favorito la comunicazione tra di noi, infatti le nostre conversazioni non si limitavano solamente alla discussione dei percorsi che avremmo effettuato, dei viveri o delle condizioni metereologiche, ma soprattutto ci permettevano di affrontare, approfondire e di fare valutazioni sulla nostra vita personale; il kayak, la nostra passione comune, era solo un mero pretesto che ci permetteva di iper-comunicare, un mezzo attraverso il quale poter portare all’essenziale e alla sua vera natura la nostra comunicazione. Purtroppo però i problemi e i disagi, immancabili compagni che seguono ogni viaggiatore che si rispetti, non sono mancati. Il nostro arrivo in Italia infatti non è certamente stato uno dei migliori, non tanto a causa del cattivo tempo che abbiamo trovato quaggiù, quanto perché i nostri bagagli, che contenevano tutte le attrezzature essenziali per l’escursione in kayak, sono stati perduti durante il volo. Fortunatamente però il giorno dopo sono stati ritrovati sei bagagli degli otto totali. Malgrado queste ed altre difficoltà nei quali siamo incorsi, come pioggia o freddo, il gruppo è rimasto unito e coeso e al suo interno non si è mai accesa nessuna fiamma di tensione che potesse dare origine ad alcun conflitto. L’essere riusciti a rimanere insieme nonostante certe avversità è il risultato migliore che ci potessimo aspettare ed è stato un vero e proprio successo per tutti noi. Tale aspetto trova conferma nelle dichiarazioni di alcuni dei nostri membri più esperti i quali, in qualità di vere e proprie guide ambientali ed essendo abituate a dover gestire situazioni estreme (come una navigata in kayak dalla Danimarca alla Norvegia)  pensano che allo stesso modo sia le condizioni positive che quelle negative che ci troviamo davanti ricoprano un ruolo di fondamentale importanza nella nostra vita, anzi sono proprio le avversità che affrontiamo che ci fanno scoprire la forza che non sapevamo di avere e sono i momenti in cui ci manca il respiro quelli che ci fanno sentire realmente vivi. Uno dei molti scopi che ci eravamo prefissati era quello di riuscire a mettersi nella condizione di riuscire a sentire ciò che il nostro corpo continuamente ci comunica: volevamo scoprire di sentirci vivi e presenti nel mondo. Crediamo che ognuno di noi sia nato per essere libero e vivere in natura ed esperienze come quella che abbiamo avuto modo di sperimentare possono rafforzare l’equilibrio e la condizione mentale di ogni individuo. Abituato all’insopportabile caos della quotidianità urbana lo stare a stretto contatto con la natura può far sì che il nostro corpo riesca a sentire se stesso permettendoci di riflettere su ciò che veramente siamo e su quello che vogliamo veramente: si tratta essenzialmente di scoprire quale sia la nostra vera natura indagando approfonditamente la nostra stessa volontà e tale aspetto non può far altro che essere un elemento determinante nella vita di chi soffre o ha sofferto di un qualsiasi tipo di disagio. Detto questo ci auguriamo di ritrovare la maggior parte di voi ad agosto quando torneremo in Italia al fine di replicare questa bella esperienza e vi avvertiamo che dato che i nostri percorsi occuperanno tutto il giorno, ricordiamo ad ognuno di coloro che vorrà unirsi a noi di iniziare ad allenarsi fin da subito: ricordate che le cose belle della vita non si ottengono mai senza fatica.

2 commenti:

  1. Bravo Enrico che aiuti a documentare le nostre pafticolari avventure

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  2. Bravo Enrico che aiuti a documentare le nostre pafticolari avventure

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