mercoledì 15 marzo 2017

Un sabato al Parco Gallorose

Di Laura Libardo

Sabato 4 Marzo sono andata con l’Associazione Mediterraneo a visitare il Parco Gallorose,  l’ Oasi Faunistica di Cecina. Si è trattata di una vera e propria immersione nella natura e ho potuto vedere tantissimi animali che non conoscevo. Appena entrati abbiamo notato affissa una legenda che elencava i diversi gradi di pericolo rispetto all’estinzione delle varie specie. Secondo la legenda le specie a rischio minimo sono ancora sufficientemente diffuse e non in pericolo di estinzione. D’altra parte, quelle in pericolo, sono caratterizzate da un numero esiguo di esemplari. Successivamente si trovano le specie in grave pericolo il cui habitat è ristretto ad aree limitate. C’è poi il livello degli animali estinti in natura, ma presenti solo in riserve o in luoghi di ricerca. Infine l’ultimo grado racchiude tutti quegli esemplari che sfortunatamente sono estinti sia in cattività che in natura. Durante la visita ogni recinto riportava il livello di diffusione della specie in maniera da capire quali specie fossero più fiorenti e quali più a rischio. L’oasi era divisa in aree corrispondenti ai continenti: Europa, Asia, Africa, Americhe e Oceania. Il percorso inoltre prevedeva la visita all’area della fattoria in cui erano ospitate le razze di animali domestici di un’antica e tipica fattoria toscana. Quest’area aveva anche piccoli angoli di museo dove erano esposti attrezzi usati nella coltivazione come aratri, trebbiatrici e presse. 
Il Parco ospita centocinquanta tra specie selvatiche, domestiche e uccelli. Esso è nato per diffondere una maggiore consapevolezza dell’importanza della biodiversità, ovvero l’enorme varietà delle specie viventi;  inoltre incoraggia la conoscenza di specie selvatiche e domestiche, degli habitat naturali e seminaturali ed educa all’ecologia, ovvero all’uso sostenibile delle risorse umane.
Gli animali erano davvero tantissimi e anche solo guardarli o fotografarli è stato molto bello, anche se a volte ci si chiede se stiano bene lì o stiano meglio liberi. Tuttavia questa oasi, secondo me, serve a sensibilizzare riguardo l’impatto dell’uomo sulla natura stessa che troppo spesso si rivela un’aggressione e non una convivenza come invece dovrebbe essere. Infatti se non si tratta di un’aggressione diretta agli animali (cioè l’uccisione per soddisfare delle inutili vanità quali pellicce, piume, pelli, corni) c’è un annientamento indiretto tramite la distruzione degli habitat nel quale gli animali vivono:  ad esempio si sostituiscono le foreste con le colture e tutto questo riduce alcune specie a pochi esemplari. Sembra incredibile che esista un mondo in cui l’uomo uccide altri animali tanto da farli scomparire. Inoltre ci si rende conto dell’indifferenza e dell’immobilità da parte di chi a livello nazionale e globale dovrebbe garantire la salvaguardia dell’ambiente, dato che questa situazione che si rivela dannosa sia per l’ambiente che gli animali non sembra avere una battuta d’arresto.
Comunque la maggior parte delle specie nell’oasi non era in pericolo di estinzione. Tra le specie selvatiche abbiamo osservato gruppi di canguri giganti rossi (che camminavano goffamente perché anatomicamente predisposti al salto), wallaby di Bennet, rare antilope del Sudan, bertucce, cebo dai cornetti, fennec, volpi giganti, civette delle palme, scoiattoli giganti neri, i gatti di palude e poi cervi, renne, asini e cavalli nella fattoria, caprette tibetane,  capre, daini ed infine i buoi dei Watussi con le loro enormi corna. Fra gli uccelli vi erano pappagalli di colore e specie diversi, gru, oche, galli selvatici, fagiani, avvoltoi delle palme, aquile, fenicotteri, struzzi, corvi e l’uccello con la coda più lunga del mondo.
Fra le razze domestiche nella fattoria vi erano invece le mucche pisane, il cavallino di Monterufoli, la pecora pomariciana, la gallina livornese e altri animali domestici provenienti da tutto il mondo come zebu, yak, alpaca, cammelli, tacchini e pavoni. Personalmente mi ha fatto molto piacere vedere animali di cui non conoscevo l’esistenza ed osservarne le molteplici varietà di specie e spero che in futuro vengano protette in modo adeguato e che non si estinguano.

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