mercoledì 5 aprile 2017

Dialogare e soprattutto ascoltare

Di Alba Spagnuolo

Conversare: discorsi che si svolgono fra due o più persone; comunicazioni costanti che favoriscono la comprensione reciproca. Il dialogare avviene a parole, ma anche attraverso la scrittura. Le parole non sono il solo mezzo che abbiamo, per farci ascoltare.

Ascoltare: I sordi non lo possono fare!...Anzi, no!
Anche i sordi possono ascoltare le parole, magari con un piccolissimo apparecchio acustico quasi invisibile, ma anche senza quell'ausilio i sordi possono capire chi parla, con gli occhi, magari leggendo frasi o parole omesse dall'interlocutore osservando i suoi movimenti delle labbra, o ancor meglio i movimenti delle mani.

Ma per chi ha la fortuna di udire, ascoltare può essere comunque complicato.
Alcune difficoltà possono sorgere se chi parla usa una lingua sconosciuta oppure se ha gravi difetti di pronuncia, come i balbuzienti, gli autistici o come i portatori di trisomia 21 (sindrome di down) o infine difetti più lievi come la “erre moscia” o una parlata veloce che, come in certi dialetti, finisce per far sì che le parole vengano del tutto “mangiate”.
Ma anche quando uno parla bene e l’altro ha tutti gli organi di senso ben funzionanti, il dialogo può risultare non fluido e lo scambio fra parlare e ascoltare può essere faticoso e inefficace per entrambi gli interlocutori sia nell’udire che nel parlare.
Il dialogo fra due o più persone deve essere, appunto, un dialogo e non un monologo interminabile che impedisce agli altri di intervenire al fine di comunicare, correggere o fare aggiunte.
E se gli interventi sono permessi devono essere fatti nei momenti opportuni e con le dovute e necessarie precauzioni, senza sovrapporsi a chi già sta parlando, facendo attenzione a ciò che è stato detto, il tutto cercando di non smettere mai di guardarsi negli occhi.
Capita sovente che qualcuno si getti a capofitto durante un’esposizione, iniziando con un “Anche io, ma” o con un “Solo io”, seguito dalla narrazione di episodi personali accaduti; ciò spesso indica non solo mancanza di interesse verso l'altro che ha appena parlato, ma anche di non aver compreso veramente ciò che l’altro cercava di comunicare; si tratta di una vera e propria prevaricazione dell'altro, come se il proprio accaduto fosse più importante e interessante di quello degli altri.
Tale comportamento prevaricatore è un chiaro indice di narcisismo, di mancanza di rispetto per l’altro e rappresenta una forte richiesta di attenzioni verso se stessi. Ciò può provocare malcontento e insoddisfazione da ambedue le parti. Se parlare può essere facile, ascoltare dal canto suo può risultare difficile a causa del gran frastuono quotidiano in cui ci troviamo a vivere. È difficile ascoltare se la nostra attenzione è rivolta ad un altro o se il nostro pensiero spazia nella direzione opposta al nostro interlocutore. Può accadere che una persona esponga a parole una situazione vissuta di gioia, apertura, disponibilità, accoglienza, ma è solo ascoltandolo con attenzione totale, con tutti i sensi, che possiamo notare le braccia conserte, le gambe accavallate, il corpo contratto e lo sguardo rivolto verso il basso, chiari indici di tristezza.
È solo così dunque che possiamo riuscire a percepire un’incongruenza fra quello che viene detto con le parole e ciò che viene detto col corpo. Se vi e volontà e interesse ad ascoltare totalmente la persona che ha parlato è necessario indagare e osservare nel contempo ogni singolo elemento del suo corpo. Solo così potrà esserci un vero “dire”, “ascoltare”, un fluire di sentimenti, emozioni, un incontro come crescita, maturità, aiuto reciproco, benessere e trasformazione dal dolore al benessere. Tutto ciò si acquista con l’esperienza sul corpo, ma, elemento ancora più importante, è necessario che l’ambiente in cui si dialoga sia essere privo di stimoli sonori che altrimenti potrebbero produrre distrazioni, agitazione nei presenti e interruzioni continue. Occorrerebbe conoscere le regole basilari dell’educazione civica, un tempo materia di studio ormai, ahimè, tolta. Si tratta di dimostrare rispetto reciproco, non solo con le parole, ma concretamente attraverso gli atteggiamenti, significa mettersi al posto dell’altro, mettere in pratica l’empatia, intesa non solo nel provare a calarsi nelle situazioni altrui, ma provare a sentire gli stati d animo dell’altro, le sue emozioni, le sue tristezze, i suoi dolori, le sue gioie; tutto ciò significa essere parti attive in un dialogo, riuscire a chiedere scusa o perdono per qualche azione maldestra che può aver arrecato danno al fisico, o anche solo al morale, di una persona. L’offesa, l’ingiuria, la minaccia, l’arroganza, la prevaricazione sono certa, possono essere assai più dolorose di uno schiaffo, se resta non perdonata.

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