mercoledì 5 luglio 2017

A Romano

di Luana Baldacci 

Caro Romano,
Stavo guardando una foto che ci ritrae entrambi in una sala da ballo e mi viene in mente quanto stavamo bene assieme e quanto abbiamo ballato da quando ci siamo conosciuti all’Alberone.
Sai, è una vita che non vengo più al cimitero, non so se sei sempre sepolto o se sei nell’ossario. Se tu ti fossi fatto bruciare, io avrei conservato le tue ceneri, certamente! Sei stato per me un vero amico e ti avrò sempre nel mio cuore. Mi hai sopportata per anni anche quando stavo male e ti maltrattavo in maniera piuttosto cattiva sino a picchiarti nei momenti di crisi depressiva, ma te non ti sei mai allontanato da me.
Se oggi posso godere di questo nuovo appartamento, io lo devo a te e alla nostra convivenza. Convivenza che tu mi consigliasti di fare proprio per questo motivo. Poi, piano piano, la tua malattia ha cominciato a progredire sino a portarti alla morte. Quanto hai sofferto Romano, quanto ti ho visto patire in quegli ultimi mesi interminabili! Quanto ha sofferto la mia “Desy” che ti adorava, e che ti dette l’ultimo suo saluto quando eri nella camera mortuaria, arrampicandosi disperata alla cassa dove giacevi ormai in pace. Quanto poi ti ha cercato in casa accucciandosi dove era la tua poltrona.
Io, ancora oggi ti ringrazio per avermi voluto così tanto bene nonostante tutte le angherie da me fattoti. Però anch’io ti ho voluto bene come ad un fratello che non ho mai avuto.
Grazie Romano!

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