lunedì 7 marzo 2016

Ritorno in barca

Di Alba

“Né di Venere né di Marte, né si sposa né si parte, né si da principio all’arte”. Così recita un proverbio imparato quando ero ragazzina; non sono mai stata superstiziosa ma ho sempre tenuto fede a questa massima almeno fino al 5 febbraio scorso quando, dopo tanti anni, sono tornata in barca per la gita organizzata dall’Associazione Mediterraneo. Inizialmente ero un po’ titubante ma alla fine ho preso la decisione di prendere parte all’uscita e a me si è unita Vanusia, una giovane di origine brasiliana anche lei alle prime esperienze con le gite dell’Associazione. Più tardi ho così confermato a Paolo Pini che sulla barca ci sarebbero stati due navigatori in più. L’idea di vedere l’imbarcazione ma soprattutto il pensiero di poter salire e stare con gli altri mi eccitava molto così ho atteso con trepidazione il giorno della partenza e nei giorni precedenti sono letteralmente impazzita nello scegliere vestiti, borse e oggetti che avrei potuto portare sulla barca. A dirla tutta ero un po’ preoccupata per il mare mosso e il conseguente mal di mare: avrei fatto proprio una brutta figura se mi fossi sentita male. Quando è arrivato il fatidico giorno della partenza ho cambiato non so quanti capi d’abbigliamento, ho tirato fuori borse più o meno grandi e la mia casa sembrava un vero e proprio campo di battaglia. Ho provato moltissimi capi d’abbigliamento perché temevo di soffrire il freddo e di bagnarmi con gli spruzzi del mare, invece per quanto riguarda le scarpe non ho avuto nessun indugio, dato che potevo tranquillamente indossarle anche sopra la barca (nel mio ricordo di tanti anni fa era vietato salire a bordo con le scarpe e a causa dei postumi di un’emiparesi non riesco più a camminare scalza!).  Arrivata al porto ho trovato Paolo Pini ad attendermi sulla banchina il quale poi mi ha scortata e sorretta fino alla barca. Ero proprio emozionata come una bambina al suo primo giorno di scuola. Salita sulla barca mi sono subito seduta su di una specie di panca di legno sverniciato a stecche che si estendeva da poppa a prua. Mi trovavo seduta vicino a Meri e Vanusia mentre Noemi si trovava di fronte a me.
Non appena Paolo Pini si è messo al timone è iniziata l’avventura. Avevamo il vento a favore, soffiava una leggera brezza così ho chiesto di navigare verso sud in maniera da vedere e far vedere a tutti gli altri casa mia. I baldi giovani a bordo hanno quindi alzato un’enorme vela triangolare bianca con una balza alla base nera e ci siamo lasciati condurre dal vento. Il mare era mosso e le onde lunghe facevano ondeggiare la barca ma il timoniere è riuscito abilmente ad evitare grandi ondeggiamenti e oscillazioni. Io parlavo molto, ma non ero agitata, anzi mi sentivo tranquilla, protetta, stavo bene e osservavo il panorama della costa e il mare che si estendeva tutto attorno a noi. Al ritorno, avendo il vento contrario, siamo stati costretti a fare uso del motore così tutte le mie parole sono state soffocate dal rumore del motore. Tutto attorno a me mi ha profondamente colpita, il panorama certo, il vento e il mare, ma soprattutto sono rimasta meravigliata e affascinata dai movimenti sicuri dei ragazzi, che si muovevano precisi agli ordini di capitan Paolo. Al momento del rientro in porto il motore ha iniziato a fare i capricci e ci ha abbandonati. Naturalmente non ci siamo lasciati intimorire da questo imprevisto e abbiamo avvertito la Capitaneria di Porto. In nostro soccorso sono anche venuti alcuni pescatori che ci hanno aiutato ad accostare la barca alla banchina mentre a bordo i ragazzi e Noemi si davano un gran da fare con corde e arnesi vari. In tutto questo trambusto il povero Paolo Pini, scendendo da poppa, è disgraziatamente scivolato in acqua rimediando per fortuna solo una gamba infradiciata. Prima di me sono scesi tutti i ragazzi poi è stata la volta di Meri che ho ammirato per l’agilità e la sicurezza nello scendere, quando poi è venuto il mio momento ho sentito ogni mia estremità congelata e indolenzita così mi sono data una scossa e la circolazione ha ripreso a funzionare. Toccava a me: Noemi, anche in  questa occasione, mi ha stupita ma soprattutto mi ha aiutata molto e mi ha sorretta. Un’affluenza di pensieri, un vortice di emozioni, di gioia, di serenità mi ha invasa, avrei voluto manifestare gratitudine, avrei voluto stringerli tutti in un forte abbraccio, ma mi sono limitata ad un semplice “grazie”. Infine si è avvicinato Paolo con la gamba gocciolante: non so se ho ringraziato anche lui. Mi sono voltata ed ho visto il mio autista avvicinarsi, mi ha presa sottobraccio e mi ha riportato con Vanusia all’auto. L’abbiamo accompagnata a casa e anche lei era rimasta molto contenta della gita, poi sono tornata a casa mia. Questa è stata un’esperienza bellissima e spero ci sia modo di farne altre in futuro. Nel frattempo andrò alla ricerca di un libro per conoscere almeno in minima parte i termini nautici ma venendo da Firenze, sono una donna di città, mica di mare! Questo per me e Vanusia è stato una sorta di “battesimo del mare” e ringrazio di cuore a tutti per tutto ciò che di meraviglioso mi avete offerto. Vi abbraccio tutti caramente.

La fiorentina che si avvia ad essere “navigata navigatora”.

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