Di Laura Libardo
Sabato 4 Marzo sono andata con l’Associazione Mediterraneo a
visitare il Parco Gallorose, l’ Oasi
Faunistica di Cecina. Si è trattata di una vera e propria immersione nella
natura e ho potuto vedere tantissimi animali che non conoscevo. Appena entrati
abbiamo notato affissa una legenda che elencava i diversi gradi di pericolo
rispetto all’estinzione delle varie specie. Secondo la legenda le specie a
rischio minimo sono ancora sufficientemente diffuse e non in pericolo di
estinzione. D’altra parte, quelle in pericolo, sono caratterizzate da un numero
esiguo di esemplari. Successivamente si trovano le specie in grave pericolo il
cui habitat è ristretto ad aree limitate. C’è poi il livello degli animali
estinti in natura, ma presenti solo in riserve o in luoghi di ricerca. Infine l’ultimo
grado racchiude tutti quegli esemplari che sfortunatamente sono estinti sia in
cattività che in natura. Durante la visita ogni recinto riportava il livello di
diffusione della specie in maniera da capire quali specie fossero più fiorenti
e quali più a rischio. L’oasi era divisa in aree corrispondenti ai continenti: Europa,
Asia, Africa, Americhe e Oceania. Il percorso inoltre prevedeva la visita all’area
della fattoria in cui erano ospitate le razze di animali domestici di un’antica
e tipica fattoria toscana. Quest’area aveva anche piccoli angoli di museo dove erano
esposti attrezzi usati nella coltivazione come aratri, trebbiatrici e presse.
Il Parco ospita centocinquanta tra specie selvatiche,
domestiche e uccelli. Esso è nato per diffondere una maggiore consapevolezza
dell’importanza della biodiversità, ovvero l’enorme varietà delle specie
viventi; inoltre incoraggia la
conoscenza di specie selvatiche e domestiche, degli habitat naturali e
seminaturali ed educa all’ecologia, ovvero all’uso sostenibile delle risorse
umane.
Gli animali erano davvero tantissimi e anche solo guardarli
o fotografarli è stato molto bello, anche se a volte ci si chiede se stiano
bene lì o stiano meglio liberi. Tuttavia questa oasi, secondo me, serve a
sensibilizzare riguardo l’impatto dell’uomo sulla natura stessa che troppo
spesso si rivela un’aggressione e non una convivenza come invece dovrebbe
essere. Infatti se non si tratta di un’aggressione diretta agli animali (cioè
l’uccisione per soddisfare delle inutili vanità quali pellicce, piume, pelli,
corni) c’è un annientamento indiretto tramite la distruzione degli habitat nel
quale gli animali vivono: ad esempio si
sostituiscono le foreste con le colture e tutto questo riduce alcune specie a
pochi esemplari. Sembra incredibile che esista un mondo in cui l’uomo uccide
altri animali tanto da farli scomparire. Inoltre ci si rende conto
dell’indifferenza e dell’immobilità da parte di chi a livello nazionale e
globale dovrebbe garantire la salvaguardia dell’ambiente, dato che questa
situazione che si rivela dannosa sia per l’ambiente che gli animali non sembra
avere una battuta d’arresto.
Comunque la maggior parte delle specie nell’oasi non era in
pericolo di estinzione. Tra le specie selvatiche abbiamo osservato gruppi di canguri
giganti rossi (che camminavano goffamente perché anatomicamente predisposti al
salto), wallaby di Bennet, rare antilope del Sudan, bertucce, cebo dai
cornetti, fennec, volpi giganti, civette delle palme, scoiattoli giganti neri,
i gatti di palude e poi cervi, renne, asini e cavalli nella fattoria, caprette
tibetane, capre, daini ed infine i buoi
dei Watussi con le loro enormi corna. Fra gli uccelli vi erano pappagalli di colore e specie
diversi, gru, oche, galli selvatici, fagiani, avvoltoi delle palme, aquile,
fenicotteri, struzzi, corvi e l’uccello con la coda più lunga del mondo.
Fra le razze domestiche nella fattoria vi erano invece le
mucche pisane, il cavallino di Monterufoli, la pecora pomariciana, la gallina
livornese e altri animali domestici provenienti da tutto il mondo come zebu,
yak, alpaca, cammelli, tacchini e pavoni. Personalmente mi ha fatto molto piacere vedere animali di
cui non conoscevo l’esistenza ed osservarne le molteplici varietà di specie e spero
che in futuro vengano protette in modo adeguato e che non si estinguano.
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